Una Pasqua banale a casa del Maria
Com’è ben noto, al giorno d’oggi, la Pasquetta è festeggiata con lauti pasti e prodigiosi banchetti. Tuttavia, fino al 1497, il Lunedì dell’Angelo non era altro che un malinconico giorno feriale a seguito della grande festa di Pasqua. Ora ti racconto la storia della Pasquetta.
Per scoprire le origini di questa festività dobbiamo addentrarci nella storia dell’Italia di quegli anni facendo un passo indietro… e uno a ovest (chi scrive è un Serenissimo).
Ci troviamo a casa di Ludovico Maria Sforza Duca di Milano, un discreto attico nel palazzo più lussuoso dell’epoca: la celeberrima “Selva verticale”. La Milano di quel tempo non è quella che conosciamo oggi: niente sushi, niente kebab e soprattutto niente spritz a €8,50.
Era la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera e ovviamente in città si festeggiava il dì di Pasqua. La famiglia del Ludovico Maria stava partecipando alla classica apericena pasquale, abbuffandosi con gli avanzi del brunch svoltosi qualche ora prima. Sembrava la più classica delle feste, ma il Maria (per alcuni “il Moro”) non aveva idea del malcontento che aleggiava tra la servitù di palazzo. Ad ogni modo, tra un giro in centro con il monopattino elettrico e qualche K di fatturato, quella spensierata giornata di mezza stagione volse al termine.
Un lunedì di fame e misfatti
Il giorno successivo, si era soliti non esagerare con le pietanze, ciò era dovuto a un tacito accordo unilaterale stipulato tra la classe agiata e i servitori. In quanto, i primi avevano bisogno di un giorno di digiuno dopo la grande abbuffata di Pasqua, mente i secondi necessitavano di un giorno di astinenza dal cibo, dopo aver digiunato, guardando i nobili trangugiare con avidità le pietanze il giorno precedente. O perlomeno questo è ciò che erroneamente pensava il Maria.
Era un lunedì stranamente piovoso e il cuoco Angelo Carmelo Lorusso Cucciniello aveva già cotto svariati quintali di carne per il “pranzettino leggero che faccio un break al volo e non mi voglio appesantire troppo, caro” del Maria e stava finendo di bollire delle gallette di riso Veg biosostenibili ecocompatibili di carta riciclata, per sé e per la servitù.
La situazione non era più sostenibile, Angelo non si saziava da svariate settimane e il suo desiderio di conquistare la gotta (all’epoca estremamente chic) sembrava oramai irrealizzabile. In preda ad un delirio di onnipotenza tipico della sua età adolescenziale, iniziò a grigliare per la servitù tutta la carne presente nel frigo del Maria.
Tuttavia il Duca, insospettito dal fumo che si ergeva dai camini delle cucine, andò ad indagare, sospettando che si stesse tenendo un party con “quelle sigarette truccate che piacciono tanto ai giovani d’oggi, signora mia dove andremo a finire”.
Una scoperta sconvolgente
Giunto nel luogo del misfatto, il Maria venne però messo di fronte ad una terribile verità. Non aveva mai pensato che le sue amate salsicce fossero ricavate da dei teneri maialini, o che l’ossobuco non fosse altro che una fetta di gamba di mucca, o ancora che le cosce di pollo fossero effettivamente ricavate da dei veri polli.
(riguardo a quest’ultimo punto, gli storici hanno pareri discordanti, alcuni sostengono che il Maria fosse in realtà informato sui fatti, altri affermano fosse solo una persona molto distratta).
Squarciato il Velo di Maya, il nobile milanese non poté fare altro che convertirsi ad una dieta vegana e ringraziare il cuoco che l’aveva reso consapevole delle sue abitudini alimentari, inoltre pare anche che abbia rivalutato quelle famose “sigarette modificate” a cui il suo stesso nome alludeva in modo fin troppo sospetto.
La riconoscenza del Maria
Per sdebitarsi, il Maria decise di intitolare al suo cuoco quella giornata, proferendo l’illustre aforisma “Da oggi il day che followa la Pasqua, sarà rimembrato come IL LUNEDÌ DELL’ANGELO! Adesso però vi lascio che ho una call con gli investitori aragonesi”.
Da quel giorno si decise che ogni Lunedì dell’Angelo si sarebbe consumata una grigliata a base di carne in onore all’amato cuoco, oppure un pasto vegano per il ricordare il grande pentimento del Maria.
Come ben sappiamo, questa tradizione è giunta fino ai giorni nostri, cosa invece avvenuta solo parzialmente per quanto riguarda l’iconografia del cuoco Angelo, che inizialmente veniva raffigurato con due alette di pollo grigliate, poi misteriosamente modificate in ali di colomba.
Ad ogni modo, non è importante che voi a Pasquetta scegliate il menù di Angelo o quello del Maria, ciò che conta di più è che viviate in armonia e festeggiate con serenità questa giornata, proprio come hanno fatto loro, senza pregiudizi e con tanta voglia di novità.
P.S. Non dimenticatevi di grigliare per me
Un racconto di Franco Fittizio, ospitato dal Torpal